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A Roma anche le statue parlano!

A Roma anche le statue parlano!

Fra le tante curiosità su Roma, quella delle statue parlanti è sicuramente una delle più particolari. Avete letto proprio bene: a Roma ci sono delle statue che parlano! In questo articolo vedremo un gruppo di statue in grado di “parlare” tramite dei cartelli, in latino o in italiano, che di notte venivano appesi al loro collo. 

La più famosa è il Pasquino, una vera 'star', quella che nel corso dei secoli ha parlato e  criticato più di tutte le altre. Tutto ha inizio nel 1501 quando alle spalle di Piazza Navona, durante alcuni lavori di ristrutturazione per quello che sarebbe poi diventato palazzo Braschi, venne trovato un busto di epoca classica, molto malconcio che probabilmente faceva parte della decorazione scultorea dello Stadio di Domiziano.         
Il Cardinale Oliviero Carafa fu così contento del ritrovamento che decise di far mettere la statua all’angolo del palazzo, in modo che tutti i passanti potessero vederla. Ogni anno in occasione del 25 Aprile, gli studenti di un ginnasio che si trovava da quelle parti, organizzavano una grande festa in cui venivano scritti dei componimenti in versi e alla fine della manifestazione li affiggevano proprio su quella statua e lì ci restavano per un bel po’. Da allora si iniziò ad apporre sempre più di frequente cartelli o tavolette al collo del busto scultoreo che con il tempo diventarono delle vere e proprie satire contro i vari personaggi pubblici dell’epoca e soprattutto contro i regnanti, ovvero i Papi.

Nel corso della storia queste critiche pungenti chiamate proprio ‘Pasquinate’ hanno avuto un’evoluzione linguistica, si è passati dal latino al volgare per arrivare al romanesco. Molte volte i Papi si trovarono  costretti a far vigilare la statua per evitare tali manifestazioni di ‘odio’ nei confronti del potere e così, proprio per sfuggire alla censura vennero creati dei colleghi di Pasquino, nominati dagli intellettuali come Il Congresso degli Arguti, formato da altre 5 statue pronte ad aiutarlo nella sua missione.

Spesso e volentieri si poteva addirittura assistere a un dialogo fra loro. Lo stesso Pasquino conversava  a volte con Marforio, la statua che si trova nel cortile del Palazzo Nuovo in Campidoglio, considerato infatti ‘la sua spalla’. È una statua colossale che raffigura una divinità maschile, sdraiata sul bordo di una vasca. Con una lunga barba e il mantello , tiene nella mano sinistra una conchiglia.  Uno degli scambi più famosi è quello in cui Marforio gli domanda:

-Pasquino, ma è vero che tutti i francesi sono tutti ladri?-
E il giorno dopo  Pasquino risponde:
-Tutti no, ma Bona Parte!-  

Siamo ovviamente nel periodo dell’occupazione francese a Roma. Non si sa chi sia stata -tra il 1550 e il 1800- la loro voce, molto probabilmente sono stati di volta in volta  diversi intellettuali a impersonare queste sculture. Proseguendo lungo via del Corso troviamo la terza statua parlante, il Facchino in via Lata. È una piccola fontana che rappresenta una figura maschile, di cui però non si vede più il viso, che versa acqua da una botte. Il suo vestito è il costume tipico della corporazione dei facchini che riempivano botti e botticelle con l’acqua del Tevere o dall’antica fontana di Trevi per poi distribuirla durante il giorno.  Poi troviamo la quarta statua, l’Abate Luigi, una scultura romana senza testa di epoca tardo imperiale che dopo numerosi trasferimenti ora si trova a lato della chiesa di S. Andrea della Valle, in piazza Vidoni.                                       

Scendendo dal Campidoglio verso Piazza San Marco, addossata al Palazzo Venezia in un angolo troviamo anche una statua di  donna, Madama Lucrezia, la quinta statua: un mezzo busto di cui però non si sa molto. Probabilmente si tratta di  Iside o di una sua sacerdotessa per il nodo che ha sul busto, all’altezza del seno, caratteristico dell’iconografia di Iside. Il nome pare sia legato alla nobildonna Lucrezia d’Alagno, amante  del re di Napoli, Alfonso V di Aragona, la quale si stabilì a Roma nella speranza di poter  ottenere la concessione del divorzio per il re, ma  le venne rifiutata proprio in questa zona alla fine del ‘400.

E finiamo il nostro giro con l’ultima delle statue parlanti, considerata l’alter ego di Pasquino. È un sileno di epoca romana, disteso su una vasca di acqua zampillante, che per la sua bruttezza fu soprannominato dal popolo Er Babuino. Si trova tra piazza di Spagna e piazza del Popolo, in un angolo dell’omonima via del Babbuino. Alle sue satire fu dato il nome di ‘babuinate’ e questo fa capire l’importanza che questa statua conquistò rispetto a Pasquino.

Le Statue Parlanti hanno sempre avuto molto da dire, dando voce ai deboli, grazie alle loro lingue taglienti, contro l’arroganza dei potenti.                                                                        

La prossima volta che tornate a Roma, andatele a cercare!

di Antonella Mele

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