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Dolci di Natale: ma quanti sono!

In Italia appena si dice dolci natalizi, si pensa immediatamente al panettone, al pandoro e al torrone. Tutto vero e tutti buoni, ma i dolci di Natale non finiscono di certo qui!

Partiamo per un breve ‘ viaggio culinario’ attraverso l’Italia per scoprirne altri, forse meno famosi dei tre nominati all’inizio, ma anche questi buonissimi e soprattutto con una lunga storia alle spalle.

Questa volta cominciamo un po’ al contrario partendo dal Sud, ricchissimo di dolci, non solo per Natale, ed ecco a voi: gli struffoli napoletani. Sono delle palline di pasta dolce fritta, intinte nel miele e decorate con confetti di zucchero.        

Hanno una storia antichissima, infatti gli struffoli sono arrivati a Napoli molto tempo fa, insieme ai Greci che, ai tempi di Partenope, approdarono sulle sue coste per costruire una nuova città.

Il miele che li ricopre e la pasta fritta di cui sono fatti ricordano tantissimo i sapori dei dolci ellenici.

L’etimologia del nome ‘Struffoli’ è incerta, una delle ipotesi è che derivi dalla combinazione delle parole greche Strongulous’, che significa “rotondo”  e Pristos che vuol dire tagliato: piccole sfere, rotonde e tagliate.

Un’altra ipotesi è che provenga invece dal termine napoletano ‘sfriculiare’ che significa ‘strofinare’. La pasta infatti va strofinata con le mani per ottenere la forma giusta. La ricetta  venne conservata nel Medioevo grazie ad alcuni conventi: qui le suore continuarono a prepararli, per poi donarli alle famiglie della nobiltà napoletana che si erano distinte per le loro opere di carità. 

Con il tempo si sono create tantissime varianti della ricetta degli Struffoli, tramandate in gran segreto di generazione in generazione, la differenza sta fondamentalmente nella decorazione di cui ogni famiglia ne è naturalmente orgogliosa!

Proseguiamo il nostro viaggio e ci fermiamo proprio a Roma dove troviamo un dolce tipico del Lazio che si chiama pangiallo. Ha una forma tondeggiante ed è composto da frutta secca, spezie e canditi.

Sembra che questo dolce risalga addirittura all’epoca imperiale quando veniva offerto in segno di buon auspicio.

Si preparava e mangiava durante il giorno più corto dell’anno, il solstizio d’inverno, per incoraggiare il ritorno del sole. Proprio così avete capito bene, una pagnotta gialla come l’oro veniva donata per augurare che il sole tornasse il prima possibile dopo i lunghi e bui mesi invernali.  L’origine del nome deriva dal colore giallo della superficie del dolce che in passato si credeva dipendesse dalla farina di mais ma oggi invece si pensa che sia dovuto allo zafferano. La vera ricetta del pangiallo romano prevede anche il pepe nero che dà un sapore più speziato e unico al dolce.

Anche qui sono state apportate varie modifiche nel corso del tempo, all’inizio gli ingredienti erano pochi e semplici, frutta secca, miele e cedro candito, ma a partire dal XIX secolo all’impasto si aggiunse la cannella, i canditi e la noce moscata.

Ancora oggi, nonostante la concorrenza spietata del panettone e del pandoro, il pangiallo resiste a Roma e soprattutto ai Castelli Romani dove è facile acquistarlo nelle pasticcerie e nei panifici della zona.

E terminiamo il nostro ‘viaggio’ con un dolce natalizio del Nord che ha anche una lunga tradizione e un nome particolare la Gubana. E’ un dolce a forma di chiocciola preparato con pasta dolce lievitata ripiena di noci, uvetta, pinoli, zucchero, liquore, scorza di limone.

Tipica della Valli del Natisone, in provincia di Udine, nel profondo Nord Est, rappresenta un ponte tra le tradizioni gastronomiche italiane e slovene. E anche l’origine del suo nome potrebbe derivare dallo sloveno “guba”, che significa “piega” o “gubat” che significa arrotolare e indicherebbe proprio la sua forma tipica a torciglione .

La sua storia è antichissima e parte dall'elenco delle vivande servite nel banchetto in onore di Papa Gregorio XII durante la sua visita nel 1409 a Cividale, città antichissima vicino Udine,  per poi continuare fino ad oggi ad essere il dolce più amato e donato, da queste parti, nei giorni delle feste.

Il nostro breve viaggio finisce qui, con tre dolci ‘assaggi’ di tradizioni italiane diverse. Forse non sarà facile trovarli nel tuo Paese, ma ti consiglio di provare a farli a casa, seguendo le ricette che trovi su internet, in italiano ovviamente!

Tra i tre quello più semplice è di sicuro il pangiallo. Vedrai che profumi si sprigioneranno in tutta la tua casa grazie alle spezie.

Provaci e facci sapere!

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